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L’omeopatia non è “curarsi con le erbe”

CIAO!

 

Sono il dott. Francesco Fratto, farmacista e titolare dell’omonima Farmacia Fratto di Portogruaro (VE), specializzato in Fitoterapia ed esperto di sani stili di vita, profondamente legato all’Evidence Based Medicine, attraverso la quale ho sempre cercato di selezionare con rigore, sulla base di comprovate evidenze cliniche, ciò che può garantire benessere.

Ho deciso di utilizzare gli spazi del blog della farmacia per provare a chiarire alcuni concetti che vivo nella mia pratica quotidiana e che mi accorgo che per molti pazienti sono ancora fonte di innumerevoli dubbi o contraddizioni in campo salutistico.

In questa occasione, torno su uno dei temi più spesso equivocati in farmacia: l’omeopatia.

 

Mi è capitato frequentamente di avere richieste di un prodotto “omeopatico” per qualche sintomatologia da automedicazione: mal di gola, tosse, mal di pancia…

Generalmente, dopo qualche domanda di approfondimento con il paziente, mi accorgevo che il 90% dei clienti utilizzava il termine “omeopatico” intendendo “qualcosa di naturale”, in alternativa ai classici farmaci da banco.

In effetti, anche tra alcuni “addetti ai lavori” si tende molto spesso a confondere la fitoterapia con l’omeopatia, utilizzando i due termini come due sinonimi piuttosto che considerarli come approcci terapeutici in buona parte dissimili.

E’ bene allora sottolinearne le principali differenza così che ognuno sia poi capace di scegliere con consapevolezza come ricercare il proprio benessere.

LA FITOTERAPIA

 

La fitoterapia si fonda sull’utilizzo di erbe o piante per la cura di patologie o per il mantenimento dello stato di benessere. E’ certamente la prima e più antica forma di medicina utilizzata dall’uomo. Ogni pianta medicinale ha una sua propria composizione chimica che comprende un numero più o meno ampio di sostanze (principi attivi) in grado di esplicare un’azione terapeutica, grazie ad un’attività di tipo “farmacologico”.

Molti dei farmaci venduti in farmacia derivano da principi attivi di tipo fitoterapico.

Ad esempio, dal salice si produce la salicina, precursore “naturale” della più famosa Aspirina (acido acetilsalicilico) così come dalla Serenoa Repens, pianta della famiglia delle Arecaceae, si ottiene uno dei farmaci sotto ricetta medica più utilizzati nel trattamento della ipertrofia prostatica benigna.

Le stesse farmacopee (il testo ufficiale con cui ogni Stato indica le caratteristiche e la qualità dei farmaci utilizzabili in quel paese) si avvalgano di principi attivi derivati da piante medicamentose sulla base di consolidati e dimostratati utilizzi clinici nell’uomo.

Pertanto quando parliamo di fitoterapia (così come di prodotti erboristici) stiamo parlando di sostanze in grado di esplicare una determinata azione farmacologica in grado di indurre una risposta terapeutica più o meno evidente, se utilizzate ai dosaggi opportuni.

 

In generale potremmo identificare la fitoterapia come l’insieme delle pratiche derivate dall’uso di sostanze vegetali i cui effetti sono stati studiati nell’uomo a scopo terapeutico e che abbiano prodotto una evidenza clinica, mentre i rimedi erboristici allargano il campo a tutte quelle sostanze di origine vegetale che sembrano poter vantare azioni utili al ripristino del benessere della persona, ma che non sempre hanno alle spalle una letteratura scientifica che ne avvalli l’uso terapeutico.

 

Dal momento che anche i prodotti fitoterapici agiscono grazie ai principi della farmacologia, non è quindi possibile affermare che le sostanze “naturali” o meglio i prodotti derivati dal mondo vegetale siano tout court esenti da eventi indesiderati. In quanto dotati di attività farmacologica tutti i prodotti fitoterapici, sia quelli venduti in farmacia che quelli reperibili in erboristeria o direttamente sugli scaffali del supermercato possono indurre reazioni avverse se utilizzati ai dosaggi sbagliati o impropriamente.

 

D’altronde, chi potrebbe mai sostenere che la cocaina o la stricnina (due prodotti “naturali” estratti da due piante, rispettivamente dalle foglie dell’Eritroxylon Coca e dai semi della noce vomica e della fava di S. Ignazio) siano sostanze “innocue”?

E’ invece generalmente vero che in confronto alle specialità medicinali l’azione dei fitocomplessi è più lenta, ma aggiungendosi una serie di meccanismi accessori al meccanismo d’azione principale, si ha un’azione finale terapeuticamente efficace e generalmente meno tossica.

Tuttavia, non è certamente possibile affermare che “tutto quello che è naturale non fa male”.

L’OMEOPATIA

 

L’omeopatia d’altro canto rappresenta un ulteriore approccio alla salute piuttosto dissimile dalla medicina “convenzionale” e quindi anche dalla stessa fitoterapia (anche se con quest’ultima “condivide” l’impiego di alcuni rimedi, quali ad esempio le tinture madri che contengono estratti idroalcolici di sostanze fitoterapiche).

Porbabilmente è l’uso di alcune di queste tinture madri o dei macerati glicerici un terreno di confine nel quale si genera spesso l’equivoco tra medicina naturale, fitoterapia e omeopatia.

L’omeopatia tuttavia ha una natura decisamente più “olistica”, basata sul principio del “simile cura simile” (similia similibus curantur) così come definito dal medico che per primo introdusse questa pratica nel XIX secolo, ovvero il dott. Samuel Hahnemann.

Secondo i principi dell’omeopatia ogni patologia va curata somministrando a bassissime dosi (infinitesimali) quelle sostanze che sono in grado di provocare gli stessi disturbi o sintomatologie nel soggetto sano.

 

Questo stimolerebbe il nostro organismo a produrre una reazione in grado di rispondere efficacemente alla manifestazione dei sintomi fino alla guarigione.

Per certi versi, l’omeopatia è più simile ad un vaccino che non ad un antibiotico o ad un antifiammatorio.

Per esempio, si usano gli estratti diluiti del veleno di ape (apis) per curare le punture di ape e tutte le punture di insetto che provocano sintomi simili a quelli della puntura dell’ape (similimum). Diluendo in acqua fino a quantità infinitesimali le varie sostanze e scuotendo di volta in volta le soluzioni ottenute alle diverse concentrazioni (dinamizzazione) si possono eliminare le proprietà tossicologiche esaltando invece quelle terapeutiche, grazie all’energia trasmessa dalla dinamizzazione.

L’infintesimale diluizione dei rimedi omeopatici rappresenta tuttavia il principale motivo di perplessità sul funzionamento dell’omeopatia da parte della medicina “ufficiale”, ovvero quella che si basa sul “metodo scientifico”, dal momento che in un granulo omeopatico non è possibile determinare chimicamente la presenza di molecole attive che non siano il solvente (l’acqua) o il mezzo di dispersione (lattosio).

Questa estrema diluzione è anche la caratteristica più conosciuta di questa pratica: dal momento che nel granulo non vi sono praticamente sostanze in grado di avere un’azione farmacologica, un granulo omeopatico è praticamente privo di effetti collaterali (a meno che la persona non sia intollerante al lattosio).

 

Da queste sintetiche e non sicuramente esaustive considerazioni si può però facilmente comprendere come sia l’omeopatia che la fitoterapia siano approcci alla salute per molti tratti diversi e che necessitano di uno studio approfondito per essere presi in considerazioni per perseguire il proprio benessere.

Il mio consiglio è che piuttosto che affidarsi troppo entusiasticamente al passaparola o provare a curarsi con ricerche fai da te sul web, rischiando equivoci o fraintendimenti sulla propria salute, è sempre bene ricordare che un medico così come un farmacista che abbiano approfondito queste materie siano senza dubbio la risorsa migliore per un consulto sul proprio benessere.

 

Dott. Francesco Fratto
Farmacia Fratto
Viale Isonzo,24 – Portogruaro 
Tel. 0421 71214

L’articolo originale di questo spunto è stato pubblicato su Portogruaro.Net Magazine Settembre/Ottobre 2016